Le pause a volte fanno bene alla mente, oltre che al cuore. Ci concedono di riflettere su argomenti che diamo per scontati o al contrario che non ci sfiorano nemmeno. Nel nostro caso, l'argomento ci tocca, eccome. Parliamo di Intelligenza Artificiale.
Non che manchino gli argomenti su cui riflettere ma questo tema è centrale per chi come noi si occupa di software e vede un futuro sempre più futuristico.
Il mondo informatico già di per sé è innovativo: per le generazioni più vecchie ha spesso un'accezione negativa, che, in qualche caso, viene trasmessa a giovani frange estremiste che vivono del passato, rinnegando tutto ciò che può essere collegato ad un calcolatore, perché, sostengono, ci porterà alla rovina.
Eppure è proprio questa capacità tutta umana di inventare strumenti che arrivino là dove il nostro braccio e la nostra mente ancora non possono competere che ci ha permesso di evolvere alla velocità della luce e raggiungere livelli tecnologici e conoscitivi insperati.
L'informatica è indubbiamente uno dei prodotti più raffinati della mente moderna: è al nostro servizio, è uno strumento di lavoro. E' talmente strategico oggi da aver dato il via alla terza rivoluzione industriale, la cosiddetta Rivoluzione Digitale.
Mi riallaccio al post di alcuni anni fa, in cui citavo l'idea di mio figlio di fare un parco divertimenti nel giardino di casa (Intelligenza artificiale: fino a dove spingersi). L'idea era semplice quanto assurda ma non poi così tanto:
faccio qualche giostra con il materiale di recupero e poi il (papà)-programmatore dice alle giostre di muoversi
Fino a qui niente di così strano (a parte voler costruire Gardaland nel nostro giardino...): si tratta di industria 4.0, robotica avanzata, ma anche IOT e Machine Learning. Volevamo che le nostre giostre rispondessero a necessità di tipo "tecnico", garantendo un funzionamento corretto e sicuro ma allo stesso tempo che non avessero bisogno di supervisione: dovevano essere autonome nell'interpretare correttamente gli scenari ambientali mutevoli e regolarsi di conseguenza, arricchendo il proprio patrimonio "genetico" grazie a meccanismi di autoapprendimento.
Non è che siamo tanto distanti dalla realtà: robot sempre più sofisticati stanno sostituendo l'uomo in molti ambiti lavorativi; sistemi che riconoscono brani musicali e li riproducono con le varianti che desideriamo, algoritmi che rispondono in maniera sempre più precisa alle nostre domande, traduttori linguistici sempre più raffinati. Questa capacità del codice di interpretare non solo le sfere logico-matematiche ma anche quelle creative e intuitive del nostro cervello ha qualcosa di estremamente affascinante e avveniristico ma allo stesso tempo atterrisce e spaventa.
Ci troviamo di fronte allo stesso dilemma che affronta Dante, nel XXVI canto dell'Inferno, riferendosi ad Ulisse. L'eroe acheo, dotato di arguzia e intelligenza fuori dal comune, viene punito per aver sconfinato nella superbia conoscitiva: un ammonimento all'uso dell'intelligenza umana che di fronte ad un ordine superiore (Dio e il creato) deve sapersi fermare.
Certo, per Dante l'intelligenza deve essere usata all'interno della morale cristiana. Se volessimo restare entro confini prettamente laici, l'intelligenza umana, applicata ad obiettivi eticamente discutibili e universalmente disapprovati (la frode, il furto, la violenza, l'oppressione ...) diventa autodistruttiva, tanto per l'uomo, quanto per il mondo che lo circonda. Senza spingerci verso questi estremi, anche il non-uso della nostra intelligenza può essere un problema.
Ci balza subito alla mente l'esempio di ChatGPT (che, a proposito, potrebbe tranquillamente scrivere di intelligenza artificiale molto meglio di noi). A nostro modesto parere, non è assolutamente uno strumento da demonizzare, come stanno facendo in tanti. E' un cosiddetto modello di Intelligenza Artificiale Generativa che, partendo da un considerevole bagaglio di argomenti, è in grado di elaborare testi come se fossero pensati da menti umane, passando da prosa a poesia con una facilità che pochi uomini e donne hanno sperimentato.
Ma che succede se i nostri studenti (gli "scienziati" del futuro) lo utilizzassero senza filtro, copiando le soluzioni? Non solo non ragionerebbero più di testa propria ma non riuscirebbero nemmeno a distinguere eventuali errori. Perchè ChatGPT non è infallibile. Anzi. Essendo basato su algoritmi di apprendimento guidato, elabora le informazioni che gli vengono somministrate senza alcuna capacità intellettiva: in poche parole, non capisce nulla di quello che apprende!
Se i legami tra le parole non sono sufficientemente rappresentati nel suo bagaglio informativo iniziale (seppure molto ampio), l'algoritmo non sarà in grado di rispondere in maniera corretta (vedi anche PERCHÉ CHATGPT DÀ RISPOSTE SBAGLIATE? IL PROBLEMA DELLE ALLUCINAZIONI). Altro problema è che ChatGPT si alimenta dal web e non sempre le informazioni in rete sono vere. Il rischio è quindi che l'algoritmo incroci informazioni vere con notizie fake o semplicemente imprecise, creando ancora più confusione nelle teste già offuscate dei giovani web-dipendenti.
Credo che la mente dell'uomo resti ancora superiore a tutto: i fattori che ci condizionano nelle nostre scelte sono moltissimi, non ultimo l'istinto, che probabilmente non sarà mai replicabile in una macchina.
Perciò restiamo fiduciosi, utilizziamo l'intelligenza artificiale e la tecnologia a beneficio della nostra vita e a tutela del mondo in cui viviamo. E se può aiutare a costruire un parco giochi personale nel giardino di casa, con tanta gratitudine di mio figlio, perché non sfruttarla?
08 Ottobre, 2024
09 Settembre, 2024